Come e perchè sono importanti i beni culturali?
- Letizia Destefanis
- 10 apr 2024
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 26 set 2024
Spesso, quando si parla di arte, non si dà la giusta importanza alla conservazione e alla preservazione, sebbene questa sia la base del mantenimento di un opera. L’arte come sappiamo è attorno a noi, dai monumenti ai piccoli dipinti all’interno della più piccola chiesa di campagna, tutto ciò che racchiude l’arte viene comunemente chiamato “beni culturali”, ossia, quelle opere che costituiscono la memoria collettiva di un popolo e ne costruiscono l’identità. Lo stato ha il compito di tutelare, valorizzare, conservare e proteggere i beni culturali ed ogni singolo cittadino è tenuto a fare lo stesso. Piange il cuore vedere monumenti distrutti da guerre, dipinti rovinati per protesta o monumenti imbrattati, per questo bisogna tramandare alla collettività un senso civico di conservazione del patrimonio culturale.

Immagine presa da Wikipedia. Facciata esterna del Colosseo, Roma
All’interno dei beni culturali, in cui ci sono presenti svariate sfumature, si più far affidamento ad alcune categorie specifiche come i beni artistici e storici, ovvero opere d’arte e momunenti, ovvero tutti i beni mobili o immobili, come ad esempio la “Venere della grotticella” di Giambologna, collocata nel giardino di Boboli, a Firenze (se vuoi leggere di più ti consiglio questo articolo https://www.lastanzaverde6.com/post/la-firenze-della-casata-dei-de-medici ). I beni architettonici invece sono edifici, o complessi monumentali, con riconosciuta rilevanza artistica o storica, come il suggestivo Castel del Monte costruito da Federico II nel XIII secolo. Altra categoria sono i beni archeologici, ossia i reperti del passato, sia mobili che immobili, rinvenuti durante gli scavi, ad esempio i vasi greci o i templi. Fanno parte dei beni culturali anche i centri storici considerati unici dal punto di vista architettonico e monumentale, come i sassi di Matera. I beni librari e le biblioteche, con le collezioni di libri di particolare rilevanza storico-documentaria, ad esempio la Biblioteca Estense di Modena, o i beni archivistici, le collezioni di documenti e archivi. I beni etnoantropologici sono le testimonianze di cultura materiale legate all’identità di un territorio, come il Museo della civiltà contadina sarda di Quartu Sant’Elena a Cagliari oppure i beni ambientali, quelle parti di territorio con una bellezza naturale da preservare, come i parchi, i giardini, le viste panoramiche. Un’ulteriore precisazione va fatta per i beni mobili, ossia le opere e gli oggetti trasportabili o i beni immobili, non trasportabili come edifici, fontane, strutture architettoniche.

Immagine presa da Ministero della cultura. Biblioteca estense universitaria, Modena
Il riconoscimento di un effettivo valore storico, artistico, archeologico o etnoantropologico, è un’operazione molto delicata e soggettiva, che viene effettuata dagli enti competenti del ministero per i Beni e le Attività Culturali, che in caso di interesse culturale, metterà l’opera sotto a vincoli, come il divieto assoluto di vendita o modifica, se non con autorizzazione statale. La tutela e i vincoli valgono anche per i beni privati, ossia appartenenti a un singolo soggetto, che dovrà comunque seguire le linee dettate dallo stato, mentre per quando riguarda i beni ecclesiastici, si seguono i vincoli stipulati dall’accordo di azione condivisa tra Stato e Santa sede.
Al fine di mantenere in ottimo stato le opere d’arte, si attuano costantemente complesse attività di conservazione, attraverso un rigido controllo ambientale, ossia l’analisi dell’ambiente in cui sono conservate opere attraverso lo studio dell’aria, dell’umidità, delle polveri, ed eventualmente procedere alla manutenzione, alla riparazione, al rinnovamento o al restauro. Quest’ultimo è l’intervento diretto sull'opera attraverso un complesso insieme di operazioni finalizzate all’integrità materiale o al recupero del bene, alla protezione e alla trasmissione dei suoi valori culturali.

Immagine presa da Ministero della cultura. Sala all'interno degli Uffizi chiamata Tribuna, Firenze
Il museo è il luogo di conservazione per eccellenza, ma anche il luogo di maggior fruizione dei beni artistici da parte della collettività e sebbene il termine museo è generico, possiamo trovare altri luoghi in cui osservare le opere d’arte come una galleria o una pinacoteca che espongono essenzialmente quadri, una gipsoteca è una raccolta di opere in gesso, calchi e bozzetti preparatori, un antiquarium è una collezione di opere greco-romane, un gabinetto è una piccola raccolta a carattere specialistico e una casa-museo, allude al sottile nesso tra il valore artistico del “contenitore” e quello del “contenuto”, spesso è la casa di un collezionista d’arte.

Immagine presa da Wikipedia. Due marionette in armatura usate nel teatro dei pupi
Dopo innumerevoli incontri internazionali, è solo a partire dagli anni ‘90 che ai beni culturali viene riconosciuta la suddivisione in beni materiali, quelli di cui abbiamo parlato fino ad ora e beni immateriali, ossia tutti i valori della cultura che trovano espressione della vita quotidiana del singolo individuo, ma anche di un popolo e danno importanza alle attività trasmesse alla collettività. Ne fanno parte il patrimonio orale, la cultura popolare come la danza, la musica, l’artigianato, ma anche il folklore, le tradizioni ad esempio il teatro dei pupi siciliani, oppure la lavorazione del bisso, un tessuto che viene dal mare e che nel mediterraneo è solo Chiara Vigo a saperlo lavorare.

Immagine presa da La Stampa. Chiara Vigo, l'ultima tessitrice di bisso, mostra un suo lavoro, Sant'Antioco, Sardegna
La conservazione dei beni culturali quindi non può più essere relegata solo a beni tangibili, ma deve essere una prevenzione continua contro la perdita di identità popolare, più importante e forse la base per la creazione dei beni materiali futuri.
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