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Dalle torri medioevali ai grattacieli del dopoguerra milanese

  • Immagine del redattore: Letizia Destefanis
    Letizia Destefanis
  • 7 nov 2023
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 22 set 2024

La fine del secondo conflitto mondiale impone un'immediata ricostruzione delle città bombardate e di conseguenza ad un ripensamento sul tema delle case, con una possibile convergenza di interessi tra amministrazione pubblica e progetti. In particolare la città di Milano, conosce uno sviluppo senza precedenti: i nuovi alloggi costruiti ai margini della città vengono concepiti come autosufficienti. Le abitazioni convivono con i servizi seguendo i modelli già sperimentati dal razionalismo europeo pre-guerra. Manca però uno strumento urbanistico capace di regolare l’esposizione della città con il decentramento, senza uscirne con un bilancio fallimentare. L’altro punto toccato dai progettisti, è l’elaborazione di un linguaggio che unisce il razionalismo alla tradizione e alla storia. I primi grattacieli di Milano sono chiamati Torri, le loro antenate sono appunto le torri di Milano erette in età romana e medioevale.

Torre Breda nella sua interezza

Immagine presa da EdenMilano. In altro Torre Breda nella sua interezza. Sotto a sinistra il salone interno dell'attico della torre e a destra la terrazza panoramica

salone interno dell'attico della torre breda

la terrazza panoramica dell'attico della torre breda

Torre Brera si trova in Piazza della Repubblica ed è stata costruita tra il 1950 e il 1955 su progetto di Eugenio ed Ermenegildo Soncini e Luigi Mattioni. È chiamata anche “il grattacielo di Milano” in quanto simbolo della ripresa della città dopo il conflitto. Con i suoi 116 metri di altezza e i 31 piani, è il primo a superare la Madonnina del Duomo e per i quattro anni successivi rimarrà l’edificio più alto d’Italia. La struttura è in cemento armato gettato in opera in casseforme metalliche, mentre i pilastri esterni sono prefabbricati, precedentemente rivestiti in grès ceramico dal colore azzurro che sfuma in altezza aumentando l’illusione ottica delle linee di spigolo convergenti, dopo il restauro del 2009 venne sostituito da lastre in grès grigio chiaro, che hanno reso più freddo e meno elegante l’edificio. Sia gli uffici che gli appartamenti, erano molto all’avanguardia per l’epoca: le vasche da bagno in ghisa erano riscaldate, le cucine dotate di tritarifiuti, gli ascensori capaci di raggiungere l’ultimo piano in 30 secondi e i bagni ciechi erano muniti di ventilazione forzata. Per quanto riguarda la suddivisione della Torre Brera: i primi otto piani erano destinati agli uffici, il resto alle abitazioni.

la balconata della Torre Velasca

particolare delle travi di sostegno di torre velasca

Immagini prese da Idealista. In alto a sinistra la balconata della Torre Velasca, a destra il particolare delle travi di sostegno. Sotto la Torre Velasca nella sua interezza

la Torre Velasca nella sua interezza

Un altro esempio di grattacielo del dopoguerra milanese è la Torre Velasca, costruita tra il 1955 e il 1957 dal progetto dello studio BBPR e considerata un edificio post razionalista brutalista. I disegni del progetto prevedevano una struttura di 106 metri di altezza, in acciaio e vetro, irrealizzabile per l’epoca, visti i costi esorbitanti delle materie prime in Italia, si optò quindi per il calcestruzzo armato con il rivestimento in pietra. La torre si compone di 28 piani: dal 2° al 10° piano ci sono dei prestigiosi uffici, dal 11° al 17° piano si trovano gli studi professionali con annessa abitazione, il 18° piano è solo di servizio, con i locali tecnici e una balconata incastrata all’interno, dal 19° al 25° ci sono ben 72 unità abitative e gli ultimi tre sono destinati ad appartamenti su due piani, con attico mansardato e terrazza panoramica. Dal 15° piano al 18° è presente la struttura portante della parte superiore con i suoi travoni esterni. Le 800 unità immobiliari erano dotate già all’epoca, di riscaldamento a terra, aria condizionata, mentre nei due piani interrati sono disponibili 450 posti auto con annesso impianto di autolavaggio. Tantissime sono le critiche che avvolgono la Torre Velasca, che prende il nome dall'omonima piazza dove è situata, gli stessi milanesi la chiamano “il grattacielo con le bretelle” per via delle travi che sorreggono la parte superiore e più ampia dell’edificio, ma non mancarono anche critiche dal mondo dell’arte. L'edificio, costruito principalmente per i prestigiosi uffici e gli appartamenti con vista sul Duomo, passa di vari proprietari, non ultimo UnipolSai che lo vende al gruppo americano Hines al costo di 220 milioni di euro e che ha investito nel successivo restauro del 2020. Per il suo interesse storico e artistico, la Torre Velasca è tutelata dalla Soprintendenza dei Beni Culturali.

Torre Galfa nella sua interezza

Immagini presa da Tripadvisor. In alto Torre Galfa nella sua interezza. Sotto a sinistra, interno di uno degli appartamenti, a destra l'entrata esterna.

interno di uno degli appartamenti di torre galfa

l'entrata esterna di torre galfa

La Torre Galfa, costruita tra il 1956 e il 1959 secondo i progetti dell'architetto Melchiorre Bega, deve il nome all’incrocio in cui si trova, tra via Galvani e via Fara (da qui GalFa). Originariamente era destinata agli uffici della raffineria Sarom del gruppo Sogene. La struttura in cemento armato, è mascherata dall’acciaio e dal vetro e ha un’altezza di 102 metri che si dividono in 31 piani. Sulla storia della Torre Galfa c’è molto da dire, nel 2006 è stata venduta dalla Banca Popolare di Milano al gruppo Fondiaria Sai per 48 milioni di euro, da quel momento è stata lasciata vuota fino a maggio 2012, quando un gruppo di protesta per le arti di Milano, chiamati MACAO, ha fatto occupazione contro il totale abbandono dell’edificio. Fondiaria Sai acquistata poi da Unipol, insieme al Comune di Milano hanno creato un progetto di riqualifica e valorizzazione, diventando ad oggi, una struttura alberghiera di lusso dal 1° al 12° piano e residenziale dal 13° al 31° piano.

 entrata del grattacielo Pirelli

balconata belvedere del pirellone

Pirellone all'esterno

Immagini prese da Pinterest. A sinistra entrata del grattacielo Pirelli, a destra la balconata belvedere e sotto il Pirellone all'esterno

Il grattacielo Pirelli, chiamato affettuosamente dai milanesi “Pirellone” si trova nella zona della stazione centrale ed è una delle opere più importanti dell’architettura razionalista italiana con i suoi 127 metri d’altezza, che gli danno il primato in Europa dall’inaugurazione nel 1958 al 1966. Costruito anch’esso in calcestruzzo armato, fu progettato sulle fondamenta dello stabilimento Pirelli, distrutto dai bombardamenti. Attorno al progetto, iniziato nel 1950, ci fu un vero e proprio team: ogni progettista aveva un ruolo ben preciso che andava dalla componente strutturale, all’uso dei materiali, persino alle condizioni climatiche in cui l’edificio doveva essere sottoposto nel tempo. I pilastri sono rastremati, ossia partono con due metri alla base per arrivare alla sommità con 50 centimetri. Nel 2002 un aereo da turismo, a causa di un errore del pilota, si schiantò al 26° piano, uccidendo due donne che lavoravano all’interno del palazzo, alla regione Lombardia. Ad oggi si trova un memoriale dell’incidente in quel piano e al 31° invece, la terrazza belvedere è aperta ai visitatori. Dal 1978 è sede della regione Lombardia e lo è tutt’oggi.

Skyline di Milano

Immagine presa da HotelCityMilano. Skyline di Milano

Di edifici a Milano interessanti ce ne sono molti altri, più moderni come ad esempio il complesso di City Life, il bosco verticale, il nuovo campus della Bocconi o la piramide della fondazione Feltrinelli, ma hanno elementi contemporanei, lontani da quegli edifici simbolo di una città in rinascita dopo la guerra.


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