La storia del Bethlem, il manicomio più conosciuto del mondo
- Letizia Destefanis
- 17 gen 2024
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 23 set 2024
Dapprima noto come convento, poi istituto di salute mentale ed infine museo, questa è la storia del Bethlem Royal Hospital.
In origine, nel 1247 era nominato come Saint Mary of Bethlem, un convento nella parte sud di Londra, nel Regno Unito, ma fu un istituto che non ebbe solo una sede, ne cambiò circa quattro, tutte all’interno della città. Il convento aveva in origine la funzione di accogliere i mendicanti e pellegrini, specialmente quelli che avevano bisogno di cure.
Secoli dopo, nel 1403 era noto per ospitare sei uomini con disturbi mentali e da questo punto di vista la sua storia del Bethlem sarà ricca di eventi e fatti scioccanti, nonché di maltrattamenti nella “cura” delle malattie psichiatriche per il quale è il manicomio più conosciuto del mondo. Questi primi sei pazienti venivano legati attraverso catene a dei ceppi per impedirgli qualsiasi movimento e i trattamenti più comuni erano la lettura della Bibbia e la ricerca del peccato per il quale avevano la condanna della malattia mentale. La punizione corporale, l’isolamento, la fame e i bagni ghiacciati erano i fondamenti per “curare” gli uomini con le patologie mentali che arrivavano al Bethlem.

Immagine presa da Wikipedia. Planimetria della prima sede del Bethlem
Fu Enrico VIII con il sequestro dei beni della chiesa, che cedette l’istituto al comune di Londra che lo fece diventare il luogo di internamento dei malati psichici, in cui le condizioni vergognose divennero ben presto note in tutto il paese. A questo punto, il nome Bethlem venne storpiato in Bedlam, ossia confusione, caos: le urla , i pianti, le grida, le risse, le percosse, le catene e le imprecazioni erano i rumori che si sentivano dentro all’istituto e che i contemporanei ci descrivono in diversi documenti. Molti dei pazienti venivano portati dalle proprie famiglie perché incapaci di prendersi cura del parente, sia per la povertà che per l’approccio praticamente nullo alla malattia mentale, altri invece credevano ciecamente nei trattamenti presentati dall’istituto ed entravano spontaneamente pensando di uscirne “guariti”.
Nel 1600 le condizione dei malati divenne una delle attrazioni principali della città, al pari della torre di Londra e Westminster. Incoraggiato dal re Giacomo VI, il medico specializzato in psichiatria Hilkiah Crooke, intuì che per curare le malattie mentali, bisognava avere un approccio specifico, meno religioso e più scientifico, tant’è che fu l’unico medico all’interno della struttura per diverso tempo. Crooke finì presto sotto inchiesta per i suoi metodi, in quanto veniva visto come troppo remunerativo, tanto da arrivare ad accusarlo di estorsione di denaro ai danni dei pazienti e di far morire di fame molti di essi.

Immagine presa da Wikipedia. Frontespizio di "Microcosmographia" di Hilkiah Crooke del 1615
L’edificio, ormai vecchio di 400 anni, era ormai fatiscente e iniziava ad essere troppo piccolo, conteneva infatti solo 59 pazienti, quindi nel 1665 l’istituto, fu spostato in una struttura progettata da Robert Hooke a Moorfields. Edificato grazie alle donazioni dei visitatori e dei pazienti, era grande e imponente, ma le fondamenta poco robuste fecero sì che la facciata iniziò a staccarsi dai muri mentre all’interno era un groviglio di corridoi e celle, il che non aiutava l’idea che ormai i londinesi si erano fatti del Bethlem. Il cortile era regolarmente sommerso di liquami che fuoriuscivano dalla fogna sopra il quale sorgeva, cosa che non fece altro che peggiorare la fama di posto malsano, sporco e incasinato. Gli inglesi avevano una paura profondissima di essere rinchiusi a Bethlem perché si diceva che una volta entrati, non si usciva più.
Per 125 anni la famiglia Monro assunse un ruolo ben poco positivo all’interno dell’istituto: i trattamenti o meglio, le torture vennero introdotte da James Monro e tramandate di generazione in generazione nel periodo più buio del Bethlem, come ad esempio la camicia di forza e l’alimentazione attraverso i lassativi per cacciare via letteralmente i cattivi pensieri e comportamenti sbagliati.

Immagine presa da Wikipedia. Ritratto di James Monro (1680 - 1752)
Nel 1803 venne edificato un nuovo sito a St. Georges Fields, in cui i 266 pazienti, tra cui molti soldati ritenuti pazzi, vennero trasferiti. La costruzione fu affidata all’architetto James Lewis che optò per un aspetto funzionale e meno grandioso. Con l’affollamento degli anni successivi, vennero aggiunti edifici, ampliando la superficie totale del Bethlem.
All’inizio del ‘800 il popolo londinese considerava Bethlem uno spettacolo, un divertimento tanto che veniva pagato il biglietto per assistere ai soprusi a cui venivano sottoposti i pazienti e solo nella seconda parte del secolo iniziarono finalmente le ispezioni da parte degli enti preposti, quando morì l’ultimo della dinastia Monro, Edward Thomas. Dopo il periodo dei Monro cambiarono i metodi di approccio alla materia della psichiatria, anche se il Bethlem mantenne la coercizione religiosa. La maggior parte dei pazienti aveva ancora i trattamenti come la contenzione, altri invece avevano a disposizione animali da pet therapy che rendevano il soggiorno più gradevole. Verso la fine del ‘800 vennero introdotti i sedativi e i bagni caldi che duravano anche otto ore al giorno. I ricoveri si limitavano ad un anno, in alcuni casi e la sala ricreativa con le attività sportive ricordavano un hotel per le vacanze.

Immagine presa da Wikipedia. Facciata del Bethlem Royal Hospital nel 1896
Nel 1930 l’ospedale fu spostato e l’edificio acquistato da Lord Rothermere, restaurato con la demolizione dei lati della facciata, lunga più di 200 metri, lasciando solo il corpo centrale che divenne, sei anni dopo, il Museo Imperiale della Guerra.
La nuova sede fu situata nella parte sud di Londra, all’epoca aperta campagna, con la costruzione assomigliava ad una villa moderna con all’interno reparti separati e tanto giardino per le passeggiate. L’approccio del secolo scorso, seppur più moderno, utilizzava trattamenti come l’elettroshock e lo shock insulinico. Diciotto anni dopo, nel 1948 il Bethlem Royal Hospital divenne parte del sistema sanitario nazionale con un approccio del tutto terapeutico e più vicino a quello odierno. La contenzione, in alcuni casi estremi ancora utilizzata, ha causato un paio di morti negli ultimi anni e ad oggi è la sede dell’Unità Nazionale di Psicosi al cui interno si trova il Museo della mente.

Immagine presa da Wikipedia. Ultima sede del Bethlem Royal Hospital, foto del 2011
Da William Shakespeare (se vuoi sapere di più sul suo teatro, ti lascio il link https://www.lastanzaverde6.com/post/the-globe-la-compagnia-di-lord-ciambellano-e-william-shakespeare ) a Tim Burton, il Bethlem è stato citato nelle loro opere, dalla letteratura ai film hanno preso spunto dalle informazioni dei contemporanei per descrivere il manicomio più conosciuto al mondo, per il dolore fisico ed emotivo al quale venivano sottoposti i pazienti. Tra i pazienti del Bethlem Royal Hospital ricordiamo la madre di Charlie Chaplin, la ballaerina Lily Harley in cura per depressione, il pittore patricida Richard Dadd (se vuoi leggere di più sulla sua vita, ti lascio il link https://www.lastanzaverde6.com/post/arte-e-manicomio-la-storia-del-pittore-patricida-richard-dadd) e tantissimi altri, di cui si è perso il nome, ma che hanno vissuto rinchiusi negli orrori dil Bedlam.
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